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      Se io conservo fra queste romite piante la mia purità, qual ragione ha mai di dolersi chi vorrebbe che io la perdessi conversando cogli uomini? Io, come sapete, ho ricchezze mie proprie, né bramo quelle degli altri: libera è la mia condizione, e non voglio rendermi soggetta a chicchesia: non amo, né odio alcuno; non inganno questo, né istigo quello; non burlo uno, né mi do buon tempo con l'altro; l'onesta conversazione con le abitatrici di queste selve, e la custodia delle mie capre formano il soggetto dei miei passatempi; tra questi dirupi si confinano i miei desiderî e se da essi si allontanano, non fanno che per contemplare la bellezza del cielo: cose tutte che guidano l'anima alla felicità cui unicamente anela."
      Nel profferire queste ultime parole senz'attendere o udire risposta alcuna, volse a tutti le spalle, e si cacciò nel più folto d'una selva alla cima di un monte, lasciando stupiti tutti, tanto dalla saviezza del ragionamento quanto dalla bellezza che l'adornava. Alcuni feriti dagli strali de' suoi begli occhi mostravano di volerla seguitare rifiutando di mettere a profitto quel disinganno che avevano udito: ma don Chisciotte che se ne avvide, sembrandogli che fosse questa un'occasione di mettere in campo la sua cavalleria soccorrendo le donzelle che ne han d'uopo, posta la mano sull'impugnatura della sua spada disse con voce alta e ben intesa dai circostanti: "Non vi sia persona (qualunque possa essere il suo stato e la sua condizione,) che ardisca di tener dietro alla vezzosa Marcella, o sappia che incontrerà il furibondo mio sdegno.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





Chisciotte Marcella