- Ah! sclamò don Chisciotte, non avrei mai pensato questo di Ronzinante; lo ebbi sempre in conto di persona morigerata e pacifica al pari di me; si suol dire pur bene che a conoscer uno ci vuole gran tempo, e che in questa vita non avvi cosa sicura. - Chi avrebbe mai detto, soggiunse Sancio, che a quei colpi di spada dati dalla signoria vostra a quello sventurato passeggero, dovesse tener dietro per la posta una sì terribile tempesta di bastonate qual fu quella che si scaricò sopra le nostre spalle? - Le tue possono essere avvezze a simiglianti burrasche, replicò don Chisciotte, ma alle mie, cresciute nella bambagia e nella tela d'Olanda, è ben evidente che debba riuscire senza paragone più dolorosa questa disgrazia; e se non fosse perché mi figuro... che dico mai mi figuro? perché sono certissimo che tutti questi malanni vanno uniti indispensabilmente all'esercizio delle armi, credo sicuramente che io ne morrei qui di rabbia e di veleno." A questo replicò lo scudiere: - Se tali disavventure sono proprie della cavalleria, favorisca ella dirmi se vengono spesso spesso, oppure se hanno certi tempi determinati; perché (a quanto vedo) dopo due di queste avventure, noi non saremmo al caso di sostenere la terza a meno che il signore, per sua divina misericordia, non ci soccorra validamente. - Sappi, amico Sancio, replicò don Chisciotte, che la vita dei cavalieri erranti va soggetta a mille pericoli ed infortunii; ma eglino sono poi anche sempre nella possibilità di diventar re, imperatori, come si vede molti, la storia dei quali è a piena mia cognizione.
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