Che ti potrei dire della gentilezza di sua persona? del suo fino discernimento? e di altre occulte qualità, che io per mantenere la fede dovuta alla mia signora Dulcinea del Toboso, lascio passare inosservate e sotto silenzio! Mi limiterò a dirti che invidioso il cielo di tanto bene offertomi dalla fortuna, e forse (com'è più credibile) per essere questo castello incantato; mentre io mi intratteneva con lei in dolci ed amorosi colloquii, venne, senza ch'io la vedessi, o potessi comprendere donde venisse, una mano attaccata al braccio di uno straordinario gigante, e mi affibbiò un pugno sì forte alle ganasce, che le tengo tutte intrise di sangue; poi mi pestò di tal fatta che mi trovo peggio di ieri quando i vetturali per colpa di Ronzinante ci fecero quell'affronto che sai. Ora io vado congetturando che la bellezza di questa donzella sia data in custodia di qualche incantato Moro, e non debba essere per me. - Né tampoco per me, rispose Sancio, perché sono stato fracassato da quattrocento Mori in maniera che le percosse delle stanghe, al confronto, furono proprio uno zucchero. Ma, dicami, signore, come chiama ella buona e rara ventura codesta che ci ha lasciati così malconci? E manco male per vossignoria che ha avuto tra le mani quella bellezza incomparabile che or ora mi ha descritta; ma io ho ricevuto le maggiori bastonate che avessi mai in tempo di vita mia! Venga il canchero a me ed alla madre che mi ha partorito che non sono cavaliere errante, né penso di esserlo mai, eppure a me tocca sempre la maggior parte delle disgrazie!
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