Vinto adunque da un tal desiderio, sellò egli stesso Ronzinante, e mise le bardelle al giumento del suo scudiero, cui pure prestò assistenza per vestirsi e montar sulla bestia. Salì poscia a cavallo, ed accostatosi ad un angolo dell'osteria, ne tolse una pertica, pensando di servirsene in vece di lancia. Stavanlo guardando quanti si trovavano in quel luogo, che erano da più di venti persone, e gli tenea gli occhi addosso anche la figliuola dell'oste, ed egli pure miravala fisamente traendo di tanto in tanto un sospiro che parea gli uscisse dal profondo delle viscere, ciò che ascrissero i circostanti al dolore che doveva sentire nelle costole, a giudizio almeno di quelli che lo avevano veduto tutto impiastrato la notte innanzi. Montati ambedue a cavallo, mettendosi don Chisciotte sulla porta dell'osteria, chiamo l'oste, e con voce riposata e grave gli disse: - Molti e molto grandi, signor castellano, sono i favori che ho ricevuti in questo vostro castello, e ve ne resterò obbligatissimo per tutto il corso della mia vita, e se posso compensarvene col vendicarvi di qualche superbo che vi abbia fatto alcun torto, voi già sapete che il debito mio è di sostenere i deboli, di vendicare le ingiurie e di punire i temerarii. Badate se avete che comandarmi in tale proposito, e basterà una vostra parola ch'io vi prometto, per l'ordine di cavaliere da me ricevuto di rendervi soddisfatto e compensato a vostro intiero piacere." L'oste gli rispose con altrettanto contegno: - Signor cavaliere, non ho bisogno di impegnare vossignoria a vendicare verun mio torto, poiché occorrendo, lo so fare da me medesimo; bensì ho bisogno ch'ella mi paghi del guasto fatto la scorsa notte nella mia osteria e così pure della paglia e della biada somministrata alle sue bestie, come ancora della cena e del letto.
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Ronzinante Chisciotte Salì
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