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      - Legga vossignoria quel che resta, disse Sancio, e troveremo di che soddisfarci." Voltò la carta don Chisciotte, e disse - Quest'è prosa, e sembrami che sia una lettera. - Lettera missiva? domandò Sancio. - Il suo principio indica amori, rispose don Chisciotte. - Legga dunque la signoria vostra, replicò Sancio, e legga forte, che a me vanno a sangue le cose che trattano di amori. - Quanto mi piaci! disse don Chisciotte; e leggendola forte trovò che in essa così stava scritto:
      La tua fallace promessa e la mia certa sventura mi trascinano in luogo donde ti arriveranno le nuove della mia morte prima che le ragioni delle mie querele. Tu, ingrata, mi posponesti a chi possiede più di me, non però più di me il merita: ma se la virtù fosse stimata ricchezza, non invidierei le fortune degli altri, né piangerei le sventure mie proprie. Quello che la tua bellezza avea fatto lo distrussero i tuoi portamenti. La prima mi fece credere che fossi un angelo; questi mi hanno fatto conoscere che sei donna. Restati in pace, sola cagione della tempesta in cui si trova il mio cuore; e piaccia al cielo che rimangano nascoste ad ognuno le frodi del tuo sposo, perché tu non abbia a pentirti di quanto facesti; ed io non prenda vendetta di quello che non vorrei.
      Terminata questa lettura, don Chisciotte disse: - Tanto dalla lettera quanto dai versi può argomentarsi soltanto che lo scrittore fu un amante disperato; e voltando e rivoltando quasi tutto il libretto trovò degli altri versi, alcuni che si potevano leggere ed altri no.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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