Egli gradì molto le nostre esibizioni, ci chiese perdono dell'accaduto, e promise di domandarci sempre quanto avesse bisogno per amor di Dio senza far molestia ad alcuno. Quanto al soggiorno non volle pure cangiarlo, e sul finire del suo discorso proruppe in sì tenero pianto che solo chi fosse stato di sasso avrebbe potuto ritenersi dal piangere insieme con lui. Noi consideravamo qual egli era la prima volta, e quale ci si parava allora dinanzi, perché, come dissi, era un giovine di maniere belle e garbate, e i suoi cortesi e ragionati discorsi lo dimostravano persona ben nata e di squisita educazione: e quantunque noi siamo zotici, la sua gentilezza era tanta che ne restavamo confusi. Sappiate dunque che nel più bello del suo discorso egli ammutolì, fissò gli occhi in terra per buono spazio di tempo, e noi ce ne stavamo cheti e sospesi attendendo ove andasse a finire quella sua stupidità. Molto ci doleva di vederlo a quel tristo partito, per che ben ci accorgemmo che quel suo aprire gli occhi a grande stento, quel tenerli sempre fissi in terra senza rimuoverli un punto, poi chiudergli un'altra volta stringendo le labbra e inarcando le ciglia, era manifesto indizio di qualche movimento di pazzia che lo cogliesse proprio in quel momento. Egli purtroppo ci fece conoscere che non ci eravamo in questo ingannati; ma poi levatosi con gran furia da terra ove si era gittato, venne alle prese col primo che gli era da vicino con tal furore che lo avrebbe ammazzato a pugni e a morsi se non glielo
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Dio
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