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      Egli me lo promise, e ne ebbi da lei la conferma tra mille giuramenti, e tra svenimenti ed affanni per la nostra separazione. Passai appresso il duca, il quale mi accolse e mi trattò sì onorevolmente che fin d'allora cominciai ad essere invidiato, sembrando ai vecchi suoi dipendenti che potessero tornare a loro discapito i benefizi dei quali egli mi ricolmava. Ma quegli che mostrò più di ogni altro affezione alla mia persona fu il secondogenito del duca per nome Fernando, giovane di buon garbo, gentile, di sentimenti liberali ed innamorato, il quale in poco tempo mi si palesò tanto amico che dicevano tutti che l'affetto per me del fratello maggiore, benché fosse grande e manifesto, non poteva paragonarsi però colla bontà straordinaria con cui mi trattava don Fernando. Or, come non si dà segreto fra veri amici, e fra e me don Fernando non eravi già una semplice dimestichezza, ma vera amicizia, così egli mi confidò i suoi più riposti pensieri, e specialmente un suo innamoramento che gli era cagione di grandi inquietudini. Amava egli una contadina vassalla del padre suo, figliuola di agiate persone, sì bella, ritirata, giudiziosa ed onesta, che quanti la conoscevano non sapevan decidere quale fosse la migliore fra tante sue qualità. Queste speciose doti della vezzosa contadina ridussero a tale i desideri di don Fernando, che per poter venire a capo dei suoi disegni e meritarsi la tenerezza di lei le promise di farla sua sposa, giudicando impossibile il persuadernela in altra maniera.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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