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      Che mi poteva accadere di peggio, rispose Sancio, dell'avere perduto da un momento all'altro tre asini, ognuno de' quali era grande come un castello?
      - Come può esser questo? replicò il barbiere.
      - Perdei il libretto di memorie, rispose Sancio, dove stava la lettera per Dulcinea ed un ordine firmato dal mio padrone, con cui comandava a sua nipote che mi desse tre degli asini da lui lasciati in casa: e a questo proposito contò loro come gli era stato rubato il suo. Lo racconsolò il curato, e gli disse che rivedendo il padrone potea farsi rinnovare il mandato, e farselo scrivere in carta a parte com'era uso e costume, perché nessuno avrebbe accettato e pagato un ordine scritto in un libro di memorie. Sancio si consolò in grazia di questo consiglio, e li assicurò che quando la cosa fosse in questi termini, non gli dava molto pensiero la perdita della lettera di Dulcinea, perch'egli la sapea quasi a memoria, e potrebbe dettarla di nuovo a loro beneplacito.
      - Fatecela dunque sentire, disse il barbiere, e noi ne allestiremo dopo una copia. Cominciò Sancio a grattarsi la testa per richiamarsi nella memoria la lettera, ed ora si poneva sopra un piede, ora sopra un altro, ora guardava la terra ed ora il cielo, e dopo essersi rosicchiato mezza l'unghia di un dito, tenendo sospesi quelli che aspettavano di pur sentirla, passato non piccol tratto di tempo disse:
      - Il diavolo se ne porti quello ch'io mi ricordo di quella lettera: mi pare per altro che principiasse appunto così: Alta e tramenata signora.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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