Vedendo io il generale sconvolgimento della gente di casa mi avventurai di uscire, fossi o no per essere riconosciuto, con determinazione di dare, se mi avessero veduto, in sì straordinari eccessi che il mondo tutto venisse a conoscere lo sdegno che mi traeva fuor di me stesso per vendicarmi del perfido don Fernando, e nel tempo medesimo della incostanza di quella svenuta traditrice: ma la mia fatalità che mi tiene in vita per opprimermi di maggiori mali (se pur è possibile che di maggiori me ne possano accadere), dispose che in quel momento mi abbandonasse oltre misura il discernimento, che da poi ho perduto; e perciò senza prendere vendetta de' miei maggiori nemici (il che mi sarebbe facilmente riuscito mentre nessuno pensava a me), risolvetti di prenderla contro me stesso e di punirmi della pena debita degli altri. Determinai di essere più rigoroso nel gastigar me stesso, di quello che sarei stato contro di loro, se pure gli avessi uccisi, perché una repentina morte termina presto la pena, ma quella che si estende in molti tormenti, uccide continuamente senza però liberar dalla vita. Mi tolsi finalmente da quella casa, e recatomi presso colui che teneva in custodia la mia mula, la feci sellare, e senza dirgli addio salitovi sopra, uscii dalla città, non osando, come un altro Lot, di volgere la testa a mirarla. Quando mi vidi solo in campagna, al primo imbrunire della notte, la quale coll'oscurità e col silenzio m'invitava al pianto e alle querele, senza verun riguardo o timore di essere inteso e conosciuto, alzai la voce e sciolsi la lingua alle più forti maledizioni contro Lucinda e contro don Fernando, come se per tal modo potessi vendicarmi dall'offesa che mi aveano fatta.
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Fernando Lot Lucinda Fernando
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