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      Ad onta di tutto questo gli occhi dell'amore, o della curiosità per dir meglio (ai quali non possono assomigliarsi quelli di lince) fecero che si volgesse sopra di me l'attenzione di don Fernando, figlio minore di quel duca da me poc'anzi menzionato.
      Non ebbe la narratrice pronunziato appena il nome di don Fernando, che Cardenio cambiò di colore in viso, e cominciò a sudare con alterazione sì grande, che il curato e il barbiere temettero in lui un accesso di pazzia, poiché già sapevano che soleva esserne assalito di tanto in tanto. Cardenio però non altro fece che trasudare e stette quieto, guardando senza battere palpebra la contadina, pensando chi volesse essere; ed ella, senza punto avvedersi dei moti di Cardenio, proseguì la sua istoria.
      Non mi ebbe Fernando quasi veduta, e tosto (secondo che ebbe egli a dire da poi) restò tanto preso di me quanto lo provarono le sue successive dimostrazioni. Voglio tacere le tante diligenze usate da lui per palesarmi la sua volontà. Subornò tutta la gente di mia famiglia; diede e offrì regali e favori ai miei parenti; si facevano feste, allegrezze ogni giorno lungo la strada dov'io abitavo; le serenate impedivano a tutti il sonno; innumerabili erano i biglietti che, senza saper come, mi giungeano alle mani e contenevano detti amorosi ed offerte, dove i giuramenti erano sempre in maggior numero delle parole. Io non mi sentivo però commossa e intenerita; anzi s'indurava il mio cuore come contro a mortale nemico: e quanto egli faceva per piegarmi a suo favore produceva in me un effetto contrario.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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