Seppe finalmente don Fernando che i miei genitori avevano divisato di maritarmi per fargli perdere ogni speranza di possedermi, o almeno perché io avessi più attente guardie per custodirmi: e questa nuova o questo sospetto fu la cagione che egli si determinasse a fare ciò che sono ora per narrarvi.
Standomi una notte nella mia stanza con una sola cameriera, senza che io sapessi immaginar il come, e ad onta di ogni riguardo e di ogni scrupolosa precauzione, nella solitudine e nel silenzio del mio ritiro me lo vidi comparire dinanzi. Riavuta ben tosto dallo stupore in cui mi fece cadere quell'improvvisa apparizione, mentre egli con dolci parole accompagnate da lagrime e da sospiri cercava di acquistar fede alle sue fallaci proteste d'amore, raccolsi gli smarriti miei spiriti, e con quanto coraggio era in me gli dissi: "Se come, o signore, mi trovo fra le vostre braccia, fossi tra le zanne di un fiero leone e non potessi liberarmene se non a condizione di far cosa contraria alla mia onestà, già non sarebbe possibile che io m'inducessi a commetterla. Sono vostra vassalla, non però vostra schiava: e tanto io stimo altamente me stessa, contadina ed umile, quanto voi potete stimarvi per essere signore e cavaliere. Tutto questo vi dico perché non isperiate mai di ottenere da me quella corrispondenza di affetto che è riserbata soltanto a colui che potrà esser mio legittimo sposo. - Se altro non brami, bellissima Dorotea (è questo il nome della sventurata che vi favella), se altro non brami disse lo sleale cavaliere, ecco che ti do la mano in pegno della solenne promessa di essere tuo, e ne chiamo in testimonio il cielo dinanzi al quale nulla si nasconde, e quella immagine santa di nostra Signora che hai qui da canto.
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Fernando Dorotea
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