Aggradirono Cardenio e Dorotea il consiglio, ed accettarono l'offerta amichevole. Il barbiere, ch'era restato sospeso e taciturno sopra quanto avea inteso, fece anch'egli il suo piccolo ragionamento, e si offerse con non minor cuore del curato a tutto ciò che valesse a servirli. Fece nel tempo stesso una breve narrazione della causa che colà li aveva tratti, e delle stranezze e delle pazzie di don Chisciotte, e come ne stavano attendendo lo scudiere ch'era andato a cercarlo. Allora Cardenio si ricordò come di un sogno, della quistione avuta con don Chisciotte, e la raccontò agli astanti senza saper loro spiegare qual motivo l'avesse prodotta. Stando in questi ragionamenti s'intese da lungi la voce di Sancio Pancia, il quale non avendoli rinvenuti dove li aveva lasciati, li chiamava altamente. Gli andarono incontro, e chiedendogli di don Chisciotte, fece egli sapere di averlo trovato coperto della sola camicia, spossato, pallido, mezzo morto di fame, sospirando per la sua signora Dulcinea; e che avendogli detto ch'ella gli comandava che di là si partisse per recarsi al Toboso dove lo stava aspettando, rispose ch'era deliberato di non comparire davanti alla sua bellezza, se non avea fatte prima prodezze tali che lo rendessero degno della sua grazia; e che se a ciò non avesse adempito, correva pericolo di non arrivare giammai ad essere imperatore, siccome era obbligo suo, e neppure arcivescovo, ch'era il meno a cui potesse aspirare; e perciò pensassero eglino al modo di trarlo da questa intricata situazione.
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