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      - Or bene, disse don Chisciotte, e quando terminò di vagliare il grano e di mandarlo al mulino, che fece dopo letta la lettera? - Non la lesse, rispose Sancio, perché disse che non sapeva né leggere né scrivere anzi la stracciò in minutissimi pezzi, dicendo che non la volea dare a leggere a chicchessia, affinché non si divulgassero i suoi segreti per lo paese, e che le bastava quanto avea da me inteso riguardo all'amore che le porta vossignoria, e alla penitenza che sta facendo per lei. Mi ordinò finalmente che le dicessi che le baciava le mani, che avea voglia molto maggiore di vederla che di scriverle; e che perciò lo supplicava e gli comandava che, vista la presente, senza indugiare un momento, si partisse da queste brutte montagne, né facesse altre pazzie, ma si avviasse subito al Toboso, sempre che non la ritenessero affari di somma importanza, perché avea gran desiderio di vedere vossignoria. Le dirò che le scapparono molte risa quando intese che ella si chiama il cavaliere della Trista Figura; ed avendole io chiesto se erasele presentato il Biscaino da lei malconcio, mi rispose che sì, e che lo ha riconosciuto per un uomo molto dabbene; e la stessa dimanda le feci riguardo ai galeotti, ma mi assicurò che fino a quel punto non erano comparsi. - Tutto finora cammina a dovere, disse don Chisciotte; ma dimmi per vita tua: di quale gioia ti fece dono quando prendesti da lei commiato in ringraziamento delle nuove che di me le recasti? Sai che è costumanza usitata fra i cavalieri e dame erranti di regalare agli scudieri, alle donzelle o ai nani che recano novelle delle loro signore, o alle dame quelle dei loro cavalieri, qualche ricca gioia in attestato di aggradimento delle loro ambascerie.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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