- Come ci avete dunque parte anche voi? disse Andrea.
- Questa porzione di pane e di cacio che ti do presentemente, disse Sancio, sa il cielo quanto mi può costare; perché tu devi sapere, amico, che noi altri scudieri di cavalieri erranti andiamo soggetti a molta fame, a molti malanni, ed a qualche altra cosa che si sente molto meglio che si dica."
Andrea tolse il pane ed il cacio, e vedendo che altro non gli davano, abbassò la testa e si mise, come suol dirsi, la via tra le gambe. Nell'atto di partirsi disse a don Chisciotte:
- Signor cavaliere errante, se un'altra volta mi trova, quand'anche mi vedesse fare in pezzi, per amor di Dio non mi aiuti, ma mi lasci col mio malanno, che non sarà mai tanto grande quanto quello che potrà provenirmi dai soccorsi di vossignoria."
Volea alzarsi don Chisciotte a conciarlo per le feste, ma egli si mise a correre in maniera che a nessuno bastò l'animo di tenergli dietro. Svergognato sommamente restò don Chisciotte per la istoria di Andrea e durarono grande fatica gli astanti a trattenersi dal ridere per non vederlo dare nelle furie.
CAPITOLO XXXII
TRATTASI DI CIÒ CHE ACCADDE NELLA OSTERIA A DON CHISCIOTTE ED AI SUOI SEGUACI.
Levaronsi dopo aver terminato di mangiare, e montarono sulle loro cavalcature; e nel dì seguente senza che occorresse cosa alcuna degna di considerazione, giunsero all'osteria, con spavento e stupore di Sancio, il quale non poté fare a meno di entrarvi sebbene ciò fosse contro ogni sua volontà. L'oste, l'ostessa, la sua figlia e Maritorna vedendo arrivare don Chisciotte gli uscirono incontro a riceverlo con dimostrazioni di molta allegria ed egli corrispose loro con gravità e con apparenti segni di gratitudine.
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