- Avete ogni ragione, amico mio, disse il curato: ma ad onta di tutto ciò se la novella mi piace mi dovrete permettere di copiarla. - Ben volentieri, rispose l'oste." Mentre così fra loro la discorrevano, Cardenio erasi tolta la novella, ed aveva cominciato a leggere; sembrandogli di trovarla quale il curato se l'era immaginata, lo pregò che egli la leggesse in modo da essere inteso da tutti. - Lo farò volentieri, soggiunse il curato, e sarà forse meglio occupare adesso il tempo a leggere piuttosto che dormire." Disse allora Dorotea: - Sarà per me un dolce riposo il gustare di un qualche racconto, perché non ho ancora l'animo tanto quieto da poter dormire. - Orbene, ripigliò il curato, voglio leggerla per curiosità se non altro, e forse che vi sarà qualche cosa che ci piaccia." Maestro Nicolò pregollo pur con ogni istanza, e così fece Sancio Pancia; e vedendo il curato che avrebbe data soddisfazione a tutti nell'atto che si sarebbe egli pure intertenuto piacevolmente, disse: - Poiché così volete, porgetemi tutti attenti orecchio che la novella comincia nella seguente maniera.
CAPITOLO XXXIII
SI RACCONTA LA NOVELLA DEL CURIOSO INDISCRETO.
A Firenze, città celebre e ricca d'Italia nella provincia di Toscana, vivevano Anselmo e Lotario, due cavalieri ricchi e di nobile stirpe, tanto amici fra loro che quanti li conoscevano li chiamavano per eccellenza ed antonomasia i due amici. Erano senza moglie, giovani di una medesima età e di eguali inclinazioni, donde formavasi un perfetto vincolo di mutua affezione: né altra differenza si può dire che fosse fra loro se non che Anselmo era inclinato ai passatempi amorosi più di Lotario, il cui principale diletto consistea nella caccia.
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