Ma l'uniformità degli animi faceva che intralasciasse Anselmo i piaceri proprî per attenersi a quei di Lotario se l'occasione lo richiedeva; e n'avea egli da Lotario un perfetto ricambio, a modo che non camminava oriuolo con tanta regolarità, quanto la concorde volontà di questi due amici. Era Anselmo perdutamente invaghito di una donzella bellissima, che deliberò col parere di Lotario, senza cui a nulla determinato sarebbesi, di chiederla in isposa a' suoi genitori siccome fece. L'ambasciata fu eseguita da Lotario, ed egli concluse il maritaggio con soddisfazione sì grande dell'amico che in breve si trovò al possesso della tanto amata donzella: e Camilla (che così chiamavasi) era sì contenta di avere Anselmo in isposo che non si rimanea di renderne grazie al cielo cui dichiaravasi debitrice di tanta felicità.
Nei primi giorni delle nozze, che sono giorni di letizia, continuò Lotario secondo l'usato a frequentare la casa del suo amico Anselmo, il quale era sempre sollecito in fargli onore e festeggiarlo. Passate poi le prime allegrezze dello sposalizio e rallentata la frequenza delle visite e gratulazioni, cominciò Lotario con maturo consiglio ad allontanarsi dalla casa di Anselmo, sembrandogli (con quel riguardo ch'è proprio dell'uomo prudente) che non debbano essere così frequenti le visite in casa degli amici come quando sono ancora nubili. Perocché quantunque sia vero che la buona e leale amicizia non può né dee nutrire sospetto alcuno, è però sì geloso l'onore nell'ammogliato, che sembra possa ricever ombra dagli stessi fratelli nonché dagli amici.
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