Queste sono le cose che sogliono sperimentarsi, ed il farlo ridonda ad onore, a gloria e vantaggio, tuttoché sieno piene d'inconvenienti e pericoli: ma in quella che dici di voler imprendere e riconoscere, non può averci gloria il Signore, né sono per derivartene beni di fortuna e lode umana: e se pure riescissi a talento tuo non perciò te ne troveresti più contento, o riputato di quello che sei presentemente; ma nel caso opposto dovresti cadere nella miseria più grande che immaginar tu possa. A nulla ti gioverebbe che ignota restasse ad ogni altro la tua sventura, mentre basterebbe che ella fosse nota a te solo, e già n'avresti afflizione e tormento. Per confermarti una tal verità voglio recitarti un'ottava del celebre poeta Luigi Tansillo, che leggesi nel fine della sua prima parte delle Lagrime di S. Pietro, ed è la seguente:
Crebbe il dolore e crebbe la vergognaNel cor di Piero all'apparir del giorno,
E benché non vegg'altri, si vergognaDi sé medesmo, di ciò c'ha d'intorno;
Che al magnanimo spirto non bisognaLa vista altrui per arrossir di scorno:
Ma di lor si vergogna talor ch'erra,
Sebben nol vede altro che cielo e terra."
Tu dunque non potrai celare il tuo segreto rammarico, mentre ti tradirà il continuo tuo pianto: che se non ti usciranno lagrime dagli occhi, ti sgorgherà sangue dal cuore, nella stessa guisa con cui piangeva quel semplice dottore del quale racconta il nostro poeta, che fece la prova del vaso da cui con saggio avviso si astenne il prudente Rinaldo: e ben che sia quella una finzione poetica, racchiude però in sé stessa molti segreti morali degni di essere considerati e imitati.
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