Voglio per ultimo riferirti quello che sentii già in una commedia moderna, opportuno al nostro discorso. Un vecchio prudente consigliava il genitore di una donzella che la facesse vivere ritirata e ben custodita, e tra l'altre cose gli diceva: "La donna è fragile come il vetro; nessuno provi se può rompersi; perché potrebbe accader cosa che poi gli increscesse: mentre la rottura è possibile ma non così il raggiustarla." Tale è l'opinione comune, ed è ben fondata, giacché se vi sono delle Danai nel mondo vi sono anche delle pioggie d'oro.
Tutto ciò che fin qui, o Anselmo, ti ho detto, appartiene unicamente a te; resta ora che ti sottoponga quello che risguarda la persona mia: e se sarò diffuso nel mio ragionamento, perdonami ed accusane il labirinto in cui entrasti, e dal quale bramo di farti uscire. Tu mi tieni in conto di amico, e vuoi togliermi l'onore: opera contraria all'amicizia: né a ciò stai contento; ma vuoi che io te disonori. Ella è cosa evidente che tu mi vuoi togliere l'onore; perché quando Camilla si vegga da me stimolata, come tu vuoi, è certo che ha da tenermi in conto di uomo disonorato, da che tenterò cosa tanto contraria all'obbligo dell'amicizia nostra. Non è poi da revocarsi in dubbio che a te io lo tolga, perché mancando il rispetto a Camilla, in lei io mancherò di rispetto a te stesso. Il marito della donna traviata, benché inconsapevole, pur si macchia del traviamento di lei, e ne rimane vituperato. Colui poi che sa i reprensibili portamenti di sua moglie, è in certo modo guardato con occhio di disprezzo, anziché di compatimento, benché si conosca che quella sventura in lui deriva non per sua colpa, ma per la depravazione della sua trista compagna.
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