Faceva forza e combatteva seco medesimo al fine di scacciare e non sentire il contento che gli recava il mirare Camilla: incolpava sé solo della sua follia, chiamavasi malvagio amico e cattivo cristiano; faceva paragone fra sé ed Anselmo, conchiudendo essere assai più riprovevole la pazzia e la confidenza di Anselmo che la sua poca fedeltà; e se avesse potuto scolparsi verso Dio con sì vero fondamento come verso gli uomini, non avrebbe temuto castigo per la sua colpa. Insomma la bellezza e la bontà di Camilla, congiuntamente alla occasione che l'ignorante marito gli aveva pôrta, diedero il crollo alla lealtà di Lotario. Quindi senza por mente ad altro fuorché a quello cui lo faceva inclinare il proprio piacere, dopo tre giorni di continuo conflitto contro sé stesso cominciò a parlare amorosamente a Camilla; la quale vedendo il grave turbamento e udendo le affettuose sue espressioni ne restò attonita, ed altro non fece che partirsi dal sito ove trovavasi per entrare nelle proprie camere senza rispondergli una sola parola. Lotario non perdé la speranza che sempre nasce congiuntamente all'amore; anzi incalorì maggiormente per modo che la buona donna per torgli occasione stabilì d'inviare in quella notte medesima come fece, un suo servitore ad Anselmo con un biglietto del seguente tenore.
CAPITOLO XXXIV
CONTINUA LA NOVELLA DEL CURIOSO INDISCRETO.
Come suol dirsi che mal conviene all'esercito essere senza il suo generale, ed alla fortezza senza il suo castellano, così porto opinione che disconvenga alla donna maritata e giovine starsene senza il marito, qualora da giustissime cagioni non sia impedito.
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