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      Altro non poté fare Camilla se non se pregare Leonella che tacesse all'amante ciò che sapeva di lei, e trattasse segretamente le cose sue affinché non pervenissero a cognizione di Anselmo né di Lotario. Leonella il promise, ma si condusse poi in modo da avvalorare il timore concetto dalla padrona di vedersi posta a cimento per colpa della serva nella riputazione: e ciò si accrebbe dopoché la disonesta e ardita Leonella, vedendo impegnata Camilla in un illecito amore, si era arditamente permesso di fare entrar in casa il suo amante, sulla certezza che quand'anche fosse veduto da lei, non avrebbe osato di farne motto ad alcuno: ecco il danno che corre, fra gli altri, nei traviamenti delle padrone: elle si rendono schiave delle loro serve, e trovansi costrette a tenerne celato ogni difetto. Ma le precauzioni non bastarono a mantenere il segreto, e Lotario si accorse un giorno che alcuno era uscito dalla casa di Anselmo. Non conoscendo chi si fosse costui, lo credette da prima un fantasima; ma vedendolo camminare e avvolgersi nel mantello, e coprirsi e fuggire studiatamente gli sguardi, lasciò quel suo semplice sospetto per farne sottentrare un altro da cui provenuta sarebbe la comune rovina se Camilla non vi avesse posto rimedio. Lotario si fece a credere che l'uomo da lui veduto uscire in ora sì straordinaria vi fosse entrato non già per amore di Leonella (ché non gli sovvenne a quel punto ch'ella nemmeno fosse al mondo), ma di Camilla: perché il primo a perdere la stima di una donna è sempre colui che l'ha fatta traviare.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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