Leonella la prese fra le braccia e l'adagiò sul letto, e confortandosi ad alta voce che tuttavia non fosse morta, pregò Lotario che si desse premura di far venire in gran segretezza chi la curasse. Gli chiedea consiglio nel tempo sul modo da tenersi per informare Anselmo della ferita di sua moglie se per avventura tornasse prima che fosse risanata. Rispos'egli, che dicessero ciò che loro tornava più a grado non trovandosi più in caso di porger utile consiglio ad altri. Le fece però premura di ristagnarle il sangue, poiché egli volea recarsi in luogo di non essere più veduto da niuno: e con dimostrazione di grave e insanabile dolore partì da quella casa, e quando si vide solo e sottratto agli sguardi di ognuno, non cessò di farsi mille segni di croce, attonito e trasecolato delle arti usate da Camilla, e del contegno sì naturale di Leonella sua cameriera. Rifletteva alla sicurezza che aveva riportato Anselmo di possedere nella moglie una seconda Porzia, e bramava di trovarsi con esso lui per celebrare uniti insieme la menzogna e la verità più simulata che immaginare si possa. Leonella frattanto ristagnò il sangue alla sua padrona che non era più di quello che occorreva per accreditare il suo inganno, e lavando la ferita con poco vino la fasciò il meglio che seppe, dicendo, mentre la curava, tali cose che bastato avrebbero anche senz'altre prove a persuader Anselmo, che possedeva in Camilla il simulacro dell'onestà. Alle parole di Leonella aggiunse le sue Camilla tacciandosi di codarda e di vigliacca per esserle mancato il cuore nel maggior uopo di togliersi una vita che tanto abborriva.
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