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      L'oste si disperava nel vedere la flemma dello scudiere e la malefica pazzia del padrone; e giurava che la cosa non sarebbe ita come la volta passata quando ne andarono via senza pagare. Protestò che loro non sarebbero valsi i privilegi della cavalleria per dispensarsi l'uno e l'altro dal soddisfare; ma si preparassero ad indennizzarlo sino anche delle animelle degli otri rotti. Il curato tenea don Chisciotte per mano, il quale credendo di aver compìta l'impresa e di trovarsi dinanzi alla principessa Micomicona s'inginocchiò appié del curato, e gli disse: - Ben può la grandezza vostra, potente e bella signora, vivere da oggi in avanti sicura che non le recherà più verun danno questa malnata creatura; ed io sino da questo punto sciolto mi trovo dalla parola datavi, avendola coll'aiuto di Dio, e mercé l'assistenza di quella per cui vivo e respiro, pienamente adempita. - Nol dissi io? soggiunse Sancio, ciò udendo, eh non era già io imbriaco! vedete voi come il mio padrone ha messo in sale il gigante? non v'ha più dubbio; io sono già investito della mia contea.
      Chi mai poteva contenersi dal ridere trovandosi presente agli spropositi del padrone e del servitore? Tutti ne facevano il più grande schiamazzo, eccetto l'oste che si dava al diavolo. In fine tanto fecero il barbiere, Cardenio e il curato, che con molto sudore riposero in letto don Chisciotte, il quale fiacco e rifinito ripigliò un sonno profondo. Lo lasciarono dormire, e si recarono alla porta dell'osteria a consolare Sancio che disperavasi di non aver trovata la testa del gigante: ma ebbero poi assai più che fare per acchetar l'oste desolatissimo della repentina morte degli otri suoi: e la ostessa gridava con voce disperata: "In mal punto e in mal'ora entrò in casa mia questo cavaliere errante; che mille demoni se lo avessero portato via! ahi quanto caro mi costa! l'altra volta se n'è partito senza pagarmi lo stallaggio, la cena, il letto, la paglia e la biada per lui e pel suo scudiere con un ronzino e un giumento, e tutto col pretesto di essere un cavaliere venturiero.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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