Dorotea disse di credergli, ma non che se ne pigliasse fastidio, mentre sarebbe andato a dovere e al modo da lui desiderato. Tranquillizzato che fu ognuno, il curato bramò di terminare la lettura della novella, vedendo che vi mancava assai poco. Cardenio, Dorotea e gli altri tutti lo pregarono che la finisse, ed egli per contentare gli altri ad un tempo e sé stesso continuò come segue:
Accadde pertanto che la piena fiducia che riponeva Anselmo nella bontà di Camilla, lo faceva vivere una vita contenta e senza pensieri, mentr'ella per dar colore all'inganno facea mal viso a Lotario, acciocché Anselmo credesse il contrario dell'amore che gli portava: e perché la finzione avesse sempre più apparenza di verità, facea Lotario scorgere la sua ripugnanza di recarsi a lei perché le sue visite non erano gradite: ma il tradito Anselmo tenevasi molto raccomandato affinché questa cosa non succedesse; ed in tal guisa era egli stesso il fabbro del suo disonore quando credeva di avere assicurata la propria felicità. Frattanto Leonella nel veder favoriti gli amori suoi, giunse al segno di abbandonarvisi senza riserbo alcuno, fidandosi di essere protetta dalla padrona. Finalmente sentì Anselmo una notte camminare per la stanza di Leonella, e recandosi per veder chi fosse, si accorse che qualcuno gl'impediva di aprirne la porta: ma tanto si adoperò che riescì a vedere un uomo che dalla finestra saltava in strada, voleva correre per raggiungerlo e riconoscerlo, ma non gli riuscì né l'una né l'altra cosa, perché Leonella lo trattenne dicendogli: Calmatevi, signore, non vi alterate né inseguite colui che saltò dalla finestra: egli è mio sposo.
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