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      Ciò che vi dico per ultimo, mio signore, si è che, vogliate o non vogliate, io sono vostra sposa. Ne fanno fede le vostre parole, che non sono né possono essere mendaci, se pur volete poter vantarvi di quella nobiltà per cui mi vilipendete; ne fan fede la vostra sottoscrizione e il testimonio del Cielo da voi chiamato ad assistere alle vostre promesse. E dopo tutto questo non tacerà la vostra stessa coscienza, ma vi rimorderà in mezzo al corso dei vostri passatempi, facendovi presenti le verità che vi ho esposte, ed avvelenando ogni vostro contento.
      Queste ed altre ragioni disse l'afflitta Dorotea con tal sentimento e collo spargimento di tante lagrime che fece piangere gli stessi compagni di don Fernando ivi presenti. La ascoltò don Fernando senza interromperla, finché, terminate le parole, essa cominciò a mandare tanti singhiozzi e sospiri che sarebbe stato cuor di bronzo quello che a vista di sì intenso dolore non ne fosse rimasto intenerito. Lucinda la stava guardando, tocca non meno dall'affanno di Dorotea che maravigliata del suo grande discernimento e della sua bellezza; e cercava di avvicinarsele per dirle qualche parola di consolazione, ma non glielo permettevano le braccia di don Fernando che tuttavia la tenevano stretta. Pieno di confusione e di stupore, dopo avere per buona pezza mirato Dorotea con somma attenzione, egli aprì le braccia, e mettendo in libertà Lucinda disse: "Vincesti, bella Dorotea, vincesti, né è possibile di resistere a tante virtù che concorrono a difenderti.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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