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      Questa pace è il vero fine della guerra; poiché arme e guerra sono una medesima cosa. Posta la verità che la pace dia fine alla guerra, e che prevale per sì augusto titolo all'oggetto cui mirano le lettere, passiamo ora al confronto delle fatiche materiali che stanno a carico dell'uomo di lettere con quelle che sono proprie dell'uomo d'arme e veggasi quali siano di maggior peso."
      A questa guisa e con tanto sodo ragionare andava proseguendo don Chisciotte il discorso in modo che condusse gli astanti a non considerarlo più come pazzo: anzi perché i più erano cavalieri, ai quali sono predilette le armi, lo ascoltavano assai volentieri; ed egli proseguì in questa maniera: "Dico ora dunque che gli esercizi corporali del letterato sono questi: principalmente la povertà, non già perché tutti sono poveri, ma per supporre il peggio di siffatta condizione. E dicendo povertà, sembrami che non si possa dire nulla che più vivamente dipinga la sua infelice fortuna: perché il povero nulla ha di buono. Sostiene il letterato la povertà soffrendo la fame, il freddo, la nudità colla giunta di tanti e tanti altri disagi; ma ad onta di tutto ciò non è a sì disperato partito che egli non mangi, benché un po' più tardi del costume, approfittando se non altro di quello che avanza ai ricchi, che è il più grande avvilimento a cui possono condursi i letterati, e che si dice vivere allo scrocco; né manca poi al letterato il modo di sottrarsi al freddo andandosi se non altro a scaldare a qualche braciere o all'altrui camino, per la qual cosa se non caccia da sé i brividi interamente, li mitiga almeno, e finalmente dorme coperto la notte.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





Chisciotte