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      eria e procura di balzare per sì tremendo passo nel vascello nemico. Ciò poi che reca maggior meraviglia si è che caduto uno appena di dove non potrà più rialzarsi sino alla fine del mondo, un altro va ad occupare il suo posto; se pur cada, un altro vi succede senza dar tempo al tempo della loro morte: valore e ardimento il più grande che possa darsi tra tutti i pericoli della guerra! Oh benedetti pure quei secoli nei quali non si conosceva la furia spaventevole degli infernali strumenti di artiglieria, l'inventore dei quali io reputo che ora trovi nell'inferno il premio della sua diabolica invenzione; per la quale fe' sì che un infame e codardo braccio dia morte ad un valoroso cavaliere! Ora dunque, ciò tutto considerato, io sto per dire che mi pesa fino all'anima di avere intrapreso questo esercizio di cavaliere errante in età sì detestabile, come quella in cui viviamo; perché quantunque nessun pericolo mi metta spavento, inorridisco al pensare che poca polvere e poco piombo possano spegnere quelle celebrità a cui potrebbero sollevarmi per tutto il circolo della terra il valore del mio braccio e il filo della mia spada. Ma faccia il cielo ciò che di me ha disposto; ché tanto io godrò della estimazione degli uomini, se arriverò a dar fine alle imprese cui aspiro, quanto più i pericoli ai quali mi cimenterò saranno grandi e maggiori di quelli affrontati dai cavalieri erranti dei passati secoli."
      Fece don Chisciotte questo lungo ragionamento nel tempo che gli altri stavano cenando, dimenticandosi di mangiare pur un boccone, tuttoché Sancio, gli avesse insinuato di cenare anche egli e che avrebbe poi trovato tempo per discorrerla a suo piacimento.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





Chisciotte Sancio