Non fu possibile continuare questo cammino pel vento contrario e pel mare un po' burrascoso, e ci bisognò pigliar terra alla volta di Orano, non senza nostro rincrescimento, giacché temevamo di essere scoperti da quei di Sargello, città discosta da Algeri sole sessanta miglia. Temevamo eziandio d'incontrarci in alcuna galeotta, di quelle che si staccano d'ordinario da Tetuano; benché ognuno si persuadesse che l'imbattersi in qualche galea di mercanti, purché non fosse di quelle che vanno in corso, non ci avrebbe certamente nuociuto, anzi poteva esserci vantaggioso dandoci occasione di acquistare un legno più acconcio al nostro viaggio.
Durante la navigazione teneva Zoraida chinata la testa fra le mani per non vedere suo padre, ed io sentiva che continuamente invocava Lela Marien che la aiutasse. Avevamo navigato per trenta miglia, quando apparve il giorno, e ci trovammo a tre soli tiri di archibugio da una terra deserta in cui alcuno non ci potea scoprire. Contuttociò a forza di remi ne cacciammo un poco più in mare che era tornato alquanto tranquillo, ed avendo corse quasi due leghe, si ordinò la voga ai quartieri finché si avesse mangiato un poco, poiché la barca era bene provveduta di vettovaglie. I vogatori rifiutarono il cibo dicendo che non era quello il tempo da riposare, ma si ristorassero quelli che non erano al remo, mentr'eglino non lo avrebbero lasciato a patto veruno. Così si fece, ed in questo cominciò a soffiare un vento sì furioso che ci astrinse a far subito vela, lasciando i remi ed a drizzare ad Orano, non essendo possibile fare altro viaggio.
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