Andarono alcuni di essi a levare la barca dal suo sito per condurla alla città; altri si misero in groppa ai cavalli, e Zoraida fu posta sul cavallo dello zio del cristiano. Accorse a riverirci un popolo numeroso che seppe il nostro arrivo per mezzo di alcuno che ci precorse e non faceansi già meraviglie nello scorgere schiavi liberati, né schiavi mori (perché tutta la gente di quella costa è solita a vedere e gli uni e gli altri), ma sì erano attoniti della bellezza di Zoraida, la quale attiravasi l'ammirazione di tutti dopo un viaggio sì disastroso, manifestando grande letizia per vedersi in terra di cristiani senz'altro timore di sinistra fortuna. Queste circostanze le avevano aggiunto grazie così attraenti, che se l'affezione non m'ingannava io avrei osato dire ch'era ella la più leggiadra creatura che potesse trovarsi, od almeno che io avessi giammai veduta.
Ci recammo alla chiesa per render grazie al Signore del ricevuto benefizio, ed entrata che vi fu Zoraida, disse tosto ch'erano ivi delle facce che rassomigliavano a quella di Lela Marien. Le dicemmo ch'erano sue immagini, ed alla meglio il rinnegato le diede a conoscer ciò che significavano, affinché le adorasse, come se ognuna di esse fosse veracemente quella stessa Lela Marien che le era apparsa. Ella che ha un giusto discernimento ed un comprendere molto facile e sottile, intese pienamente quanto le venne accennato intorno a quei pii simulacri. Di là ci divisero per farci alloggiare in varie case della città; ma il rinnegato, Zoraida ed io fummo accolti in casa dei genitori del cristiano, gente fornita mezzanamente de' beni di fortuna, e che ci trattò con sì grande amorevolezza come se fossimo stati loro figliuoli.
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