Lo schiavo, che nell'osservare il giudice si sentì battere fortemente il cuore, presentendo che fosse quegli il fratello suo, domandò ad uno dei servi che lo accompagnavano, come si chiamasse e di qual paese foss'egli. Il servitore rispose che chiamavasi dottore Giovanni Perez di Viedma, che avea sentito dire essere una terra delle montagne di Leone. Col fondamento di questa informazione, e di ciò che veduto aveva, terminò lo schiavo di persuadersi che quegli fosse quel suo fratello che per consiglio del padre doveva avere battuta la strada delle lettere. Baldanzoso e contento chiamò a parte don Fernando, Cardenio e il curato, e raccontò loro il fatto, assicurandoli che quel giudice doveva esser il fratel suo. Il servo avendogli anche detto che passava giudice alle Indie nel tribunale del Messico, e seppe inoltre che quella ragazza era sua figlia, nel cui parto era morta la madre, ch'egli era ricco per essergli rimasta la dote della moglie per la sopravvivenza della figliuola. Chiese tosto consiglio sulla maniera di aversegli a discoprire a fine di assicurarsi prima se, fattosi conoscere, fosse per essere rifiutato come povero, od accolto con buon viso come fratello. "Lasciatene il pensiero a me, disse il curato, che non mi cade neppur in pensiero che non dobbiate, signor capitano, essere il bene accolto; tanto più che il merito e la prudenza nel fratello vostro tralucono col non averci qua dato alcun segno di tracotanza o d'ingratitudine, o di non saper valutare come ben si conviene gli scherzi della fortuna.
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