Non è possibile descrivere la bile da cui fu preso don Chisciotte per le temerarie espressioni del suo scudiere; fu sì grande che con voce soffocata e interrotta, schizzando vivo foco dagli occhi, disse:
- Ah villanaccio, furfante, animale senza ragione, idiota, insolente, temerario, mormoratore, audace, così osi parlare in presenza mia di tante inclite dame, e nella tua confusa testa hai osato di concepire tali inverecondie e indegnità in loro aggravio? Togliti al mio cospetto, mostro di natura, depositario di menzogne, ricettacolo di cabale, granaio di furfanterie, inventore di malvagità, pubblicatore d'infamie, nimico del rispetto dovuto alle reali persone: vattene e non comparire mai più al mio cospetto sotto pena della mia indignazione."
Detto questo inarcò le ciglia, gonfiò le guance, guardò di ogni intorno e diede col piè destro un colpo in terra, segni tutti dell'ira che lo rodeva nel cuore. A tali furiose parole e spaventevoli gesti Sancio rimase sì attonito ed impaurito che avrebbe voluto che la terra se gli aprisse di sotto ai piedi e lo avesse inghiottito vivo; né seppe altro fare, che volger le spalle e togliersi dinanzi all'irata faccia del suo padrone. L'accorta Dorotea, la quale conoscea a fondo l'umore di don Chisciotte, per ammorzare tanta collera così si fece a dirgli:
- Non arrovellate, signor cavaliere dalla Trista Figura, per le scimunitaggini proferite dal vostro buono scudiere, mentre fors'egli non le ha dette senza fondamento; oltre di che il suo retto giudizio e la sua religiosa coscienza tolgono qualunque sospetto di malvagia intenzione.
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