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      Fatto ciò don Fernando e i suoi compagni e i servitori di don Luigi e la sbirraglia e l'oste, tutti di commissione e per consiglio del curato si coprirono la faccia, trasfigurandosi chi in uno e chi in altro modo, sicché don Chisciotte dovesse crederli gente diversa da quella veduta fino allora nel supposto castello. Tutti entrarono poi con alto silenzio dove egli stava dormendo; e gli si accostarono mentre egli non sospettando in verun modo ciò ch'era per accadergli, tranquillamente sognava. Lo ghermirono, e gli legarono strettamente le mani e i piedi con tanta celerità che quando si svegliò già gli era impossibile il moversi; ma rimase attonito e fuori di sé nel vedersi dinanzi figure così insolite e strane.
      Cadde tosto dove la stravolta sua fantasia lo portava, e credette che tutte quelle figure fossero fantasime abitatrici di quel castello, e ch'egli se ne stesse senza verun dubbio incantato, né potesse mutare di sito, né difendersi: il tutto per lo appunto seguì come avea pensato che dovesse succedere il curato macchinatore di quel complotto. Il solo Sancio, tra tutti quelli ch'erano presenti, restava perfettamente in cervello e nello stato di prima; e benché poco gli mancasse per cadere nella infermità del suo padrone, pure conobbe chiaramente chi erano quelle contraffatte figure, ma non osò di aprir bocca, finché veduto non avesse dove andava a finir quell'assalto e quella prigionia del padrone. Questi non moveva sillaba aspettando l'esito della sua disgrazia; il quale fu questo, che recata ivi la gabbia ve lo rinchiusero dentro, e vi conficcarono dei legni sì fortemente che non li avrebbe mai potuti spezzare.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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