- Ora t'intendo, Sancio: sì sì, molte volte, disse don Chisciotte, e l'ho anche adesso questo prurito: anzi cavami, Sancio mio da questo pericolo, che credo certo di aver cominciato.
CAPITOLO XLVIII
TRATTASI DEGLI ASSENNATI RAGIONAMENTI TENUTI DA SANCIO PANCIA COL SUO SIGNOR DON CHISCIOTTE.
- Ah! disse Sancio, ho colto nel segno, e quest'è quello che io bramava sapere quanto mi è cara la vita. Ora mi dica: potrebbe negare vossignoria ciò che suol dirsi comunemente quando una persona si trova di malavoglia: Io non so che cosa abbia quel tale che non mangia, non beve, non dorme, né risponde a proposito alle dimande sì, che pare proprio un incantato? Da questa maniera di dire ne viene la conseguenza che coloro che né mangiano, né bevono, né dormono, né fanno i bisogni naturali, sono gli incantati ma non già quelli che sentono i naturali pruriti, come vossignoria, che beve se le dànno da bere, mangia quando ha da mangiare, e risponde a chi la interroga.
- Tu dici il vero, o Sancio, rispose don Chisciotte, ma io ti ho già detto che si trovano molte specie d'incantesimi; e potrebbe darsi che col variare dei tempi fossero succeduti molti cambiamenti, e che gl'incantati di questa nostra età facciano tutto quello che faccio io, quantunque per i tempi addietro non lo facessero: e devi sapere che contro l'uso dei tempi nulla c'è da sofisticare. Io so e resto convinto di essere incantato, e questo basta per tranquillità della mia coscienza, ché mi affliggerei se pensassi di non esserlo, e mi vedessi rinchiuso in questa gabbia impoltronito e codardo, defraudando del dovuto soccorso coloro che in questo momento possono aver bisogno di me.
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