Estrema fu la maraviglia di tutto il paese e di quelli a cui fu noto il successo; io restai affatto fuori di me, Anselmo attonito, doglioso il padre, svergognati i parenti. Ma furono incrocichiate le strade, visitati ovunque i boschi e le macchie, ed a capo di tre giorni si trovò la capricciosa Leandra in una grotta, deserta e senz'alcuna delle gioie che aveva rubate nella casa paterna.
Fu ricondotta all'afflitto padre, e le fu chiesto conto del suo trascorso. Confessò senza velo di essere stata indotta in inganno da Vincenzo dalla Rocca, il quale con promessa di farla sua sposa, la rapì alla casa paterna promettendole che l'avrebbe condotta in Napoli, una delle più ricche e deliziose città del mondo; ed essa mal consigliata e peggio ingannata gli aveva dato fede. Vincenzo guidata l'aveva nelle gole di una dirupata montagna, e poi lasciatala in quella grotta dove fu rinvenuta. Disse e affermò che il soldato senza farle altra offesa l'aveva spogliata e fuggito si era, abbandonandola a sé medesima. Questo alleviò in parte il dolore dello sconsolato padre a cui nulla pesavano le perdute ricchezze, quando ricuperava incontaminata la figlia.
Lo stesso giorno in cui ricomparve Leandra, suo padre la rinserrò nel monastero di una città qui vicina, aspettando che il tempo distruggesse in parte la mala opinione ch'erasi meritata. E valse appo alcuni a scolparla la molto giovanile età; ma altri persistevano a dire che, dotata com'era di precoce ingegno, aveva con quel fatto mostrata pur troppo la sua inclinazione.
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