- A vostro dire, rispose il capraio, costui si assomiglia a quelli che son descritti nei libri dei cavalieri erranti: ma io porto opinione o che voi, mio signore, burliate, o che questo gentiluomo abbia molto guasto il cervello.
- Tu sì che sarai un insolente furfante, soggiunse subito don Chisciotte, tu sarai il pazzo, l'insensato, non io che ho più giudizio di quella sozza di madre che ti ha partorito."
E in ciò dire tutto infuriato e sbuffante, dato di piglio ad un pane che aveva dinanzi, lo scagliò con tanta rabbia sulla faccia al capraio che gli ammaccò tutto il naso. Egli, che non era uomo da prendersi a giuoco, vedendosi maltrattato da senno, senza riguardo alcuno o al tappeto o alla tovaglia o agli altri commensali, saltò addosso a don Chisciotte con furia, e strettogli il collo con ambe le mani, lo avrebbe sicuramente soffocato se Sancio Pancia non fosse sopraggiunto in quell'istante, e assaltando il capraio di dietro alle spalle non lo avesse rovesciato sulla mensa con grande rovinìo di piatti e di bicchieri, e di quant'altro vi si trovava. Don Chisciotte, che si vide libero, gli si avventò contro, e il povero uomo già tutto insanguinato nel viso e pesto per le percosse di Sancio, andava carpone per ritrovare qualche coltello di tavola e fare una sanguinosa vendetta.
Il canonico ed il curato si frapposero, ma il barbiere fece in modo che il capraio poté mettersi sotto don Chisciotte, sul quale diluviarono allora tanti sgrugnoni che la faccia del povero cavaliere era tutta inondata di sangue, non meno che quella del suo avversario.
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