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      Scoppiavano dalle risa il canonico ed il curato, e gli sgherri saltavano per lo contento, ed aizzavano l'uno contro l'altro come si fa dei cani quando sono alle prese. Il solo Sancio Pancia vedevasi alla disperazione non potendo svincolarsi da due servitori del canonico che gl'impedivano di aiutare il padrone.
      Infine mentre stavano tutti in festa, ad eccezione dei due combattenti che l'uno l'altro si macinavano assai, si udì un suono di tromba sì lugubre che ognuno si rivolse alla parte donde sembrava che il suono movesse. Quello che più degli altri ebbe a turbarsi fu don Chisciotte, il quale benché stesse tuttavia sotto il capraio, e si ritrovasse più che mezzanamente pesto, disse:
      - Fratello diavolo, che altro non puoi essere avendo avuto tanta vigoria da superare le mie forze, priegoti che facciamo tregua per un'ora e non più perché il funesto rimbombo di quella tromba che ai nostri orecchi risuona sembra che m'inviti a qualche nuova avventura."
      Il capraio che già era stanco di ammaccare e di essere ammaccato, lo lasciò tosto, e don Chisciotte balzò in piedi, e volgendo la faccia donde il rumore procedeva, vide che discendevano da un pendìo molti uomini vestiti di bianco al modo dei Disciplinanti.
      Aveva il Cielo negata ai terreni la necessaria rugiada, e perciò in ogni luogo di quei contorni si facevano processioni, preghiere e discipline, domandando al Signore che concedesse pietosamente la pioggia, e a tale effetto la gente di un vicino paese recavasi processionalmente ad un devoto romitaggio, che in una collina fra quelle valli era posto.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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