Ora forse potrebbe avvenire a cotesto storico che non osasse far mostra del proprio ingegno col dare alla luce libri, che, privi essendo di merito, riescono più duri delle pietre. Infine quanto alla minaccia che mi fa il critico, che il suo libro toglierà al mio ogni guadagno, non me ne do il menomo fastidio, perché attenendomi al famoso intermezzo della Perendenga, gli rispondo: Viva per me il ventiquattro mio signore, e Dio per tutti. Abbastanza è per me se vive lunghi anni l'alto conte di Lemos, la cui pietosa e ben conosciuta liberalità mi sostiene a dispetto della nemica fortuna, e se mi conserva la suprema sua generosità l'illustrissimo don Bernardo di Sandoval e Roscias di Toledo. Mi manchino pure tutte le stamperie del mondo, ed escano pure alla luce contro di me più libri che non sono le parole colle quali sono composte le canzoni di Menico Revulgo. Questi due principi, senza essere stimolati da veruna mia adulazione né da altra maniera di plauso, ma condotti unicamente dalla loro bontà, si sono impegnati a darmi favore e ad impartirmi beneficenze, e ciò mi costituisce avventurato e dovizioso più assai che se la fortuna mi avesse per altro cammino portato all'apice della felicità. Può il povero vantare onore, non già il vizioso: la nobiltà può essere appannata dalla miseria, ma non oscurata affatto. Siccome poi la virtù di per sé stessa risplende, tuttoché non faccia uscire il suo lume se non attraverso di inconvenienti e di opposizioni, viene quindi tenuta nel più alto pregio dai nobili ed elevati ingegni, e per conseguente assai favorita.
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