Tutti questi e molti altri cavalieri dei quali potrei parlare, furono, signor curato mio, cavalieri erranti, luce e gloria della cavalleria. Questi ovvero altri a loro simili vorrei che fossero quelli da me prescelti; che tali essendo ne avrebbe ottimo servigio la Maestà sua, risparmierebbe molte spese, e al Turco toccherebbe di strapparsi la barba pelo a pelo. Eh! appoggiato a queste vere dottrine non voglio io starmene a casa mia, se anche il cappellano non viene a trarmene fuori: e se Giove, come disse il Barbiere, non farà piovere, sono qua io che darò pioggia quando me ne venga la voglia: e dico questo perché sappia quel caro signor bacino da barba ch'è da me ben inteso.
- In verità, signor don Chisciotte, rispose il barbiere, che io non dissi per offenderla, né dee vossignoria aversene punto a male.
- Se io debba o no avermene a male, ciò a me si appartiene, replicò don Chisciotte.
A tal passo soggiunse il curato:
- Non avendo io sinora quasi mai favellato, non vorrei restarmene con uno scrupolo che mi rode e carica la coscienza, e che nasce da quanto pronunziò il signor don Chisciotte: posso parlare o no?
- Su questo e su altri più importanti soggetti, rispose don Chisciotte, può liberamente spiegarsi il signor curato e faccia pur noti i suoi dubbi, che non è bene lo starsene cogli scrupoli sulla coscienza.
- Poiché mel concede, rispose il curato, dico che il mio scrupolo consiste nel non potermi persuadere a verun patto che tutta la caterva degli erranti cavalieri testé riferiti da vossignoria sieno stati realmente e veracemente persone in carne ed ossa al mondo: e piuttosto crederei che tutto fosse finzione, favola, menzogne e sogni raccontati da uomini desti, o per meglio dire mezzo addormentati.
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