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      Frattanto don Chisciotte si rinchiuse con Sancio nel suo appartamento, e trovandosi tutti e due soli disse a Sancio:
      - Molto mi pesa che tu mi vai incolpando di averti tolto di casa tua per le mie peregrinazioni: noi siamo usciti insieme; scambievole fu la nostra colleganza e la nostra varia fortuna; una medesima mutabilità di vicende abbiamo corso egualmente; e se tu fosti una volta sbalzato in aria colla coperta, io cento volte fui bastonato; ed in ciò solo ho io avuta una parte maggiore della tua.
      - Quest'era ben di dovere, rispose Sancio, perché a detta di vossignoria, vanno le sventure più attaccate ai cavalieri erranti che agli scudieri
      - Tu sei in errore, Sancio mio, disse don Chisciotte: giusta il detto: Quando caput dolet...
      - Non intendo altro linguaggio che il mio, replicò Sancio.
      - Ho voluto dire, soggiunse don Chisciotte, che quando duole la testa, dolgono anche tutti gli altri membri; e perciò essendo io il tuo padrone e signore, sono la tua testa, e te parte di me per essere mio servidore; e perciò dei provar dolore del mio male siccome debbo io sentirlo del tuo.
      - A questo modo, disse Sancio, la dovrebbe essere; ma quando io membro ero sbalzato in aria sulla coperta, stava la mia testa dietro le muraglie della corte vedendomi a volare senza provar dolore di sorta alcuna; e se sono obbligati i membri a dolersi del male della testa, era la testa in dovere di dolersi del male dei membri.
      - Vuoi forse con ciò inferire, o Sancio, disse don Chisciotte, che io non sentissi dolore in quel frangente? se ciò tu credi, non dirlo né pensarlo nemmeno, perché io provavo nello spirito maggiore tormento che tu nel corpo: ma lasciamo da parte questo discorso, che verrà tempo di ponderarlo, e facciamoci a quello che importa più. Dimmi, amico Sancio: che si dice di me in questa terra?


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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