- Così debb'essere assolutamente, disse don Chisciotte: che se il nome non è patente e a pennello, ogni altra donna potrebbe credere che la poesia fosse composta per lei.»
Così convennero, e la partenza fu stabilita tra otto giorni. Don Chisciotte prescrisse al baccelliere di non parlarne a nessuno, specialmente al curato ed al barbiere, nonché alla serva ed alla nipote, affinché non si opponessero a così onorata e valorosa risoluzione. Carrasco promise di obbedirlo; e con questo si tolse licenza da don Chisciotte, pregandolo che lo informasse di tutti i suoi o avventurosi o disgraziati successi quando ne avesse opportunità. Si separarono, e Sancio andò a metter in pronto ogni cosa per la terza uscita in campagna.
CAPITOLO V
DELL'ACCORTA E GRAZIOSA CONVERSAZIONE TENUTA DA SANCIO PANCIA CON TERESA SUA MOGLIE, E DI ALTRI AVVENIMENTI DEGNI DI FELICE RICORDANZA.
Entrando il traduttore di questa istoria a trascrivere il presente quinto capitolo, dichiara che lo tiene per apocrifo; giacché Sancio Pancia parla qui d'un modo troppo diverso da quello che lo scarso suo ingegno poteva promettere, e dice cose sì ponderate e sottili da parergli impossibile che le sapesse. Non volle per questo lasciar di tradurlo per non mancare al suo dovere, e quindi prosegue nel seguente modo:
Giunse Sancio a casa sua con sì grande giubilo e festa che a un tiro di balestra Teresa sua moglie si accorse della sua letizia e gli disse:
- Che rechi tu di buono, amico Sancio, ché sei così lieto?
- Moglie mia, le rispose, se piacesse a Dio vorrei non essere così contento come ti sembro.
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