- Niente altro, rispose la serva.
- Ebbene, soggiunse il baccelliere, non ve ne date fastidio: andatevene a casa vostra tranquilla, preparatemi qualche cosa calda da asciolvere, e intanto per la strada recitate l'orazione di sant'Apollonia, se la sapete, ch'io vi raggiungerò or ora, e vi farò vedere maraviglie.
- Meschina di me! replicò la serva: mi suggerisce vossignoria ch'io reciti l'orazione di sant'Apollonia? sarebbe buona se il mio padrone avesse male di denti, ma il suo male consiste in una infermità del cervello.
- So quello che dico, signora serva; andate, né vi mettete a piatire con me, rispose Carrasco, perché sapete bene ch'io sono baccelliere in Salamanca, né occorre di più.»
Con questo la serva andò via, e il baccelliere si recò subito in traccia del curato per conferire su quelle cose che a suo tempo saranno riferite.
Stavano intanto rinchiusi insieme in una camera don Chisciotte e Sancio, e passavano fra loro i discorsi che con molta esattezza e con veridica relazione racconta la storia. Disse Sancio al suo padrone:
- Signore, ho rilotta mia moglie a permettere ch'io seguiti vossignoria dove mi vorrà menare.
- Ridotta hai a dire, o Sancio, risposegli don Chisciotte, e non già rilotta.
- Due o tre volte, replicò Sancio, se ben mi ricordo, ho pregato vossignoria che non si faccia a correggere i miei vocaboli quando ella già intende abbastanza quello che voglio dire; e se non l'intende, dice: Sancio, o diavolo, spiegati meglio, e allora se non saprò farmi capire potrà correggermi, che io sono sempre tocile.
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