Rompendo per tanto il silenzio quella che era la trattenuta, con mala maniera e con molta stizza si fece a dire:
- Si tolgano via di qua in malora, e mi lascino passar oltre, che noi tutte abbiamo fretta.» Cui Sancio rispose:
- Oh principessa! oh signora universale del Toboso! e che? il vostro magnanimo cuore non s'intenerisce vedendo prosteso dinanzi alla sublime vostra presenza la colonna e il puntello della errante cavalleria?»
Sentendo questo una delle altre due, disse: Arri in là, asina del mio suocero: oh guardate un poco questi signorotti che non hanno altro di meglio che di togliersi a scherno le contadine: credono forse che noi poverette non siamo da tanto da strapazzarli? Vadano pei fatti loro, e lascino andar noi per la nostra strada che si troveranno più contenti.
- Levati, Sancio, disse allora don Chisciotte, ché ben mi avviso che implacabile è meco la sorte, ed ha chiusa ogni strada al conforto per questa afflitta anima che ho nelle carni; e tu, o apice del merito il più singolare, confine dell'umana gentilezza, unico rimedio di questo angustiato cuore che ti adora, credi pure che un malefico incantatore mi perseguita, ed ha velati con nubi e cateratte gli occhi miei, trasformando per queste sole luci infelici la tua senza pari bellezza e sembianza in quella di una rozza contadina, e fors'anche ha cambiato il mio viso in quello di qualche fantasima per renderlo detestabile agli occhi tuoi: ma, deh, non mi negare un tenero amoroso sguardo, compiacendoti di vedere nella sommessione e nell'inginocchiamento che da me si fa dinanzi alla tua contraffatta bellezza, l'umiltà con cui quest'anima mia ti adora.
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