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      - Così diceva anch'io, rispose Sancio: chi la vide una volta e la vede adesso, con qual cuore potrà tralasciare di piangere?
      - Tu puoi ben parlare in tal guisa, soggiunse don Chisciotte, poiché la vedesti nel più perfetto ed intero stato di sua bellezza; né l'incanto si estese ad ottenebrare la tua vista, né a celarti la sua leggiadrìa; contro me solo e contro i miei propri occhi rivolse la sua forza il veleno dell'incantagione. Per altro io conobbi, o Sancio, che non mi dipingesti fedelmente le sue prerogative, perché, se male non mi ricordo, dicesti che gli occhi suoi sembravano perle ma erano piuttosto da cheppia che da signora. Quelli di Dulcinea, per quanto mi sovviene, debbono essere di verde smeraldo e grandi, e servono loro di ciglia due archi celestiali; levale dunque queste perle dagli occhi e passale ai denti, perché t'ingannasti fuori d'ogni dubbio prendendo gli occhi pei denti.
      - Tutto può darsi, rispose Sancio, mentre io rimasi tanto confuso al mirare la sua bellezza, quanto vossignoria all'aspetto della sua bruttezza; ma rimettiamo ogni cosa nella mano di Dio che solo conosce tutte le azioni che hanno a succedere in questa valle di lagrime da noi abitata, dove non saprei dire se si muova foglia la quale non sia avvelenata da malvagità, da imbrogli e da ribalderie. Di una cosa poi mi duole piucché d'ogni altra, signor mio, ed è il pensare al partito da prendersi allorché la signoria vostra resterà vincitore di qualche gigante o di altro cavaliere, e gli comanderà che vadi a presentarsi davanti alla bellezza della signora Dulcinea.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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