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      - Chi è là? Che gente siete? siete fra i contenti o fra i miseri?
      - Fra gl'infelici, rispose don Chisciotte.
      - Dunque venite a me, soggiunse quello dal Bosco, e in me troverete l'affanno e la tribolazione stessa in persona.»
      Udendosi don Chisciotte rispondere sì teneramente e con sì alta cortesia, si avvicinò a lui, e Sancio ancora. Il dolente cavaliere prese don Chisciotte per un braccio dicendogli:
      - Sedete qua, signor cavaliere, che per conoscervi tale e per accorgermi che professate la errante cavalleria bastami avervi ritrovato in questo luogo dove la solitudine e la serenità sono e compagni e piume naturali e veri soggiorni dei cavalieri erranti.
      Cui don Chisciotte:
      - Cavaliere son io, e della professione che dite, e tuttoché abbiano sede lor propria nell'anima mia le afflizioni, le sciagure e gli affanni! non per questo mi rifiuto di sentire compassione per le sventure altrui. Dal tenore del vostro canto, che ho inteso, sono convinto che le vostre sono afflizioni innamorate: voglio dire che nascono dall'amore che vi accende per la bella ingrata che ricordate nei vostri sospiri.»
      Stando in questo colloquio trovavansi già seduti sul nudo terreno in santa pace e in amichevole compagnia, come se allo spuntare dell'alba non avessero a maltrattarsi a vicenda.
      - Signor cavaliere, domandò a don Chisciotte quello dal Bosco, sareste voi per avventura innamorato?
      - Lo sono per fatalità mia, rispose don Chisciotte, benché i danni che ci derivano dai ben collocati affetti nostri debbano più propriamente chiamarsi favori che danni.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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