Ho Nostra Donna in particolar divozione, e confido sempre nella misericordia infinita di Dio Signore.»
Attentissimo stava Sancio alla narrazione di quel viaggiatore, sembrandogli buono e santo il suo sistema di vita, e che chi lo avesse adottato, avrebbe potuto arrivare a far miracoli. E perciò, smontato dal suo leardo, si affrettò a porsegli dalla parte diritta, e con devoto cuore, e quasi con lagrime gli baciò i piedi reiteratamente. Il viaggiatore gli dimandò allora:
- Fratello, che state voi facendo? che significan questi baci?
- Mi lasci fare, Sancio rispose, perché vossignoria mi pare il primo santo della ginetta che io abbia veduto mai in tutto il corso della mia vita.
- Non sono altrimenti un santo, rispose, ma dite piuttosto un peccatore indegno: tu sì, fratello, che devi essere buono per quella tua semplicità che dimostri.»
Continuò Sancio nelle sue balordaggini per modo da promuovere le risa nel suo padrone, e da trarlo da una profonda melanconia non senza cagionar maraviglia nel viaggiatore don Diego. Gli chiese don Chisciotte quanti figli avesse, e gli disse che una delle cose nelle quali riponeano il sommo bene gli antichi filosofi mancanti del conoscimento del vero supremo Essere, era non già l'aver beni della natura e della fortuna, ma il possedere molti amici, e l'avere molti e buoni figliuoli.
- Io, signor don Chisciotte, rispose don Diego, ho un figliuolo solo, e mi riputerei compiutamente felice se non ne avessi alcuno, e ciò vi dico non perch'egli sia un tristo, ma perché non è fornito di quella intera bontà che io vorrei.
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