Si nettò don Chisciotte, e poi si cavò la celata per vedere meglio da che procedesse l'infreddamento della sua testa. Scorgendovi dentro quella paniccia bianca, la fiutò e disse:
- Al corpo della mia signora Dulcinea del Toboso che questa è ricotta che tu ci hai posto, scudiero traditore, indegno, balordo.» Con molta flemma e simulazione rispose Sancio:
- Se è ricotta, vossignoria me la favorisca che io me la mangierò: ma no, se la mangi pure il demonio, che sarà stato quello che costà l'avrà posta. E come mai avrei io potuto avere tanto ardire d'insudiciare l'elmo di vossignoria? Quando mai mi ha ella conosciuto di una tempera tanto perfida? Oh in fede mia che da quanto vo vedendo, decido che debbo aver anch'io degli incantatori che mi perseguitano come creatura e membro della signoria vostra; e costoro avranno qua nascosto queste immondezze per cimentare la sua tolleranza e per farmi ammaccare le costole secondo il solito; ma in verità che questa volta hanno fatto il salto in fallo, poiché basta a mia difesa il buon discernimento del mio padrone, il quale avrà bene considerato che io non tengo né latte, né ricotte, né altra equivalente cosa, e che se ne avessi le caccerei nello stomaco piuttosto che nella celata.
- Tutto può darsi,» disse allora don Chisciotte.
Don Diego dal gabbano verde poneva mente ad ogni cosa, e stavasene attonito; e allora specialmente che don Chisciotte, dopo essersi asciugata la testa, il viso, la barba, si ficcò di nuovo in capo la celata, e strettosi bene sulle staffe, prendendo la spada, e schermendo colla lancia, disse:
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