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Sancio sborsò gli scudi; il carrettiere attaccò le mule; il lionero baciò le mani a don Chisciotte per la ricevuta mercede, e gli promise di raccontare la seguita memorabile prodezza allo stesso re quando giugnesse a rivederlo alla Corte.
- Se a caso, disse don Chisciotte, la Maestà sua dimandasse chi l'ha compita, gli direte che fu il cavaliere dei Leoni, mentre quind'innanzi intendo che in questo nome si cangi, converta e muti il soprannome che sin qui ho portato di cavaliere dalla Trista Figura: in ciò mi uniformo alla costumanza antica dei cavalieri erranti che si cangiavano i nomi quando voleano e quando loro tornava più il conto.»
Il carro proseguì il suo cammino, e don Chisciotte, Sancio e quegli dal verde gabbano seguitarono il loro, né quest'ultimo per lungo spazio di tempo aprì bocca.
Stavasene tutto intento ad osservare e notare i fatti e le parole di don Chisciotte, sembrandogli che foss'egli o un accorto pazzo o un pazzo che tirasse al savio. Non era ancora a sua cognizione la Prima Parte di questa istoria; ché se letta l'avesse, cessata tosto sarebbe la maraviglia che gli cagionavano i fatti e le parole, ed avrebbe saputo di qual genere di pazzia si trattava.
Ora la sua ignoranza dei fatti precedenti tenevalo incerto nei suoi giudizi, e poneva mente ai discorsi uditi, ora giudiziosi, eleganti e bene espressi, ora spropositati, temerari e balordi.
Egli dicea fra sé: «Che pazzia più grande può darsi del mettersi in testa la celata piena di ricotta, e dell'immaginarsi che gli incantatori gli avessero intenerita la testa?
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