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      La signora, che chiamavasi donna Cristina, lo accolse con segni di singolare predilezione e con bel garbo, e don Chisciotte corrispose alla cortesia con molto gentili ed officiose espressioni. Quasi gli stessi modi tenne collo studente, il quale udendo don Chisciotte parlare, lo tenne per grande ragionatore ed acuto.
      A questo passo l'autore dell'istoria dipinge minutamente le particolarità tutte della casa di don Diego, facendo la descrizione dell'abitazione d'un cavaliere dovizioso del contado. Al traduttore parve di poter passar queste ed altre minuzie sotto silenzio, non recando ciò grande aiuto all'istoria principale, la cui forza sta nella verità e non nelle digressioni fredde o inutili.
      Entrò don Chisciotte in una sala dove Sancio lo assisté a disarmarsi, e rimase in calzoncini e col suo giubbone di camozza tutto nericcio pel sudiciume dell'arme. Aveva il collare a foggia di studente, senz'amido e senza trine; i borzacchini erano di quelli lavorati alla moresca, e tenea le scarpe incerate. Si cinse di nuovo la sua spada, pendente da una striscia di pelle di lupo marino, poiché è opinione ch'egli avesse sofferto per qualche anno l'infermità degli arnioni. Si pose un ferraiuolo di panno bigio; ma prima di tutto con cinque o sei secchie di acqua (che nel numero delle secchie vi ha qualche diversità) si lavò la testa e la faccia, ma ad ogni modo restò l'acqua del colore del siero, mercé della ghiottornia di Sancio e della sfortunata ricotta che tanto avea imbiancato il suo padrone.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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