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      Voglia Dio che i giudici che vi defraudano del primo premio, vengano colpiti dalle saette di Febo, e che le Muse fuggano per sempre dalle soglie del loro ricetto. Recitatemi, se v'è in grado, o signore, qualche poesia più grave, ché voglio conoscere sin dove si estenda l'ingegno vostro mirabile.»
      Chi 'l crederebbe che don Lorenzo montò in galloria nell'udire le lodi di don Chisciotte, quantunque lo tenesse per pazzo? Oh forza dell'adulazione, a quanto ti estendi mai! oh come sono ampî i confini della tua allettatrice giurisdizione!
      Novella prova di questa verità ne diede don Lorenzo, poiché aderendo alle brame di don Chisciotte, disse intorno alla favola o istoria di Piramo e Tisbe un sonetto di questo tenore:
     
      «L'avvenente fanciullo rompe il muro che aperse il gagliardo petto di Piramo; Amore si parte da Cipro, e va diritto a cercare quell'angusta e prodigiosa apertura.
      «Ivi parla il silenzio: ché umana voce non osa mettersi per sì strano pertugio; l'animo sì, perché Amore suol rendere agevoli le più difficili cose.
      «Ma imprudente è il desiderio; e la bella vergine si affretta di correre alla morte: miserando fato!
      «Tutti e due in un medesimo punto (oh strano caso!), uccide, copre e risuscita, una spada, una tomba, una memoria.»
     
      - Sia benedetto il Signore, disse don Chisciotte quand'ebbe inteso il sonetto di don Lorenzo, che fra i poeti di oggidì ne ho conosciuto in vossignoria uno perfetto, il che comprendo dall'artifizio del vostro componimento.»
      Stette quattro giorni don Chisciotte trattato con ogni gentilezza in casa di don Diego, a capo dei quali chiese licenza di andarsene, protestando che molto era grato ai tanti favori ottenuti, ma che non convenendo l'ozio e gli agi soverchi agli erranti cavalieri, tornavasene all'officio suo, ch'era quello di andare cercando avventure, delle quali sapeva abbondare assai il paese dove aveva divisato di stare aspettando il dì della giostra di Saragozza cui era indiritto.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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