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      Avevano i contadini altre cose indicanti che venivano da qualche grande città dove le avevano comperate per portarle al contado.
      Sì gli studenti che i contadini rimasero attoniti, come solevano fare tutti coloro che vedevano don Chisciotte per la prima volta; e morivano di voglia di sapere chi fosse un uomo sì fuori dell'uso degli altri. Don Chisciotte li salutò, e dopo avere inteso dove erano diretti, e che marciavano appunto per la strada a cui egli stesso s'incamminava, si offerse loro compagno, pregandoli di rallentare un po' il passo giacché le loro asine camminavano più del suo cavallo. Per obbligarli con poche parole li mise al fatto dell'essere suo e della sua professione ed officio, ch'era di cavaliere errante in cerca di venture per le quattro parti del mondo. Disse loro che chiamavasi don Chisciotte della Mancia per nome proprio, e per soprannome il cavaliere dai Leoni.
      Tutto questo era pei contadini linguaggio greco o in gergo, ma non già per gli studenti, che da ciò argomentarono come stesse il cervello di don Chisciotte. Guardavanlo con tutto ciò con istupore e con rispetto, ed uno di loro gli disse:
      - Se vossignoria, signor cavaliere, non ha strada determinata come suol essere di chi va cercando venture, si accompagni a noi, e vedrà una delle più belle e ricche nozze che sino al dì d'oggi si sieno festeggiate qui nella Mancia o in altri luoghi di questi contorni.»
      Dimandò don Chisciotte se fossero di un qualche principe che le rendesse tanto famose.
      - No, signore, ma di un contadino e di una contadina, rispose lo studente; egli però è il più ricco di questo paese, ed è la giovane la più bella che siasi mai veduta: nuovo e straordinario è il loro apparato, dovendo celebrarsi in un prato vicino al paese della sposa, la quale è per eccellenza chiamata Chilteria la bella, e lo sposo Camaccio il ricco.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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