Stanco, si mise a sedere Corcuelo, ed essendoglisi avvicinato Sancio, gli disse:
- In verità, signor baccelliere, che se la signoria vostra prende il mio consiglio, da qua in avanti non isfiderà più alcuno alla scherma, ma piuttosto alla lotta od a lanciare il palo: bisogna lasciare il mestiere a chi lo sa fare, né è da intrigarsi con ischermitori tanto lesti e tanto pronti che t'infilzano colla punta della spada la cruna di un ago.
- Mi contento, disse Corcuelo, di essere uscito d'inganno, e che l'esperienza mi abbia fatto conoscere una verità che era da me troppo rimota.»
Alzatosi allora abbracciò il dottore, e rimasero più amici di prima, né vollero attendere lo scrivano il quale era andato in cerca della spada, sembrando loro che tardato avrebbe soverchiamente. Stabilirono intanto di seguitar il cammino per non arrivare di notte al paese di Chilteria, patria di tutta quella gente. Durante il resto del viaggio provò il dottore l'eccellenza della spada con ragioni di sì grande evidenza e con tante figure e dimostrazioni matematiche, che tutti ne rimasero convinti, e Corcuelo si pentì della sua ostinazione.
Sopraggiunta era la notte, e nell'avvicinarsi sembrò a tutti che di sopra alla loro testa stesse un cielo seminato d'innumerevoli e risplendenti stelle. Udirono similmente confusi e soavi suoni di vari strumenti, come di flauti, tamburi, salterî, timpani, cimbali e sonagliuzzi. Giunti più da vicino videro che gli alberi di un frascato piantato a mano all'ingresso del paese, erano tutti ricchi di lumi, i quali erano mossi ma non già spenti da un lieve soffio di vento.
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